CHIESA SAN GABRIELE DELL'ADDOLORATA - GALLIPOLI
Da un attento studio della nota pastorale della commissione episcopale per la liturgia che prevede la progettazione di nuove Chiese accettando “ le migliori proposte dell’arte contemporanea che si pongono al servizio del culto” è nato il progetto per arredare la nuova struttura, ancora in costruzione, del complesso parrocchiale da dedicare a San Gabriele dell’Addolorata.
Nel 2002, a lavori ultimati, la Chiesa fu dedicata al Santo completa dell’arredo sacro.
“Quanto alla descrizione tecnica ed artistica della chiesa” come cita il prof. Schirosi nel testo GALLIPOLI SACRA – DUEMILA ANNI DI STORIA, FEDE ED ARTE, “va subito premesso che risultano particolarmente di gran pregio alcune realizzazioni interne: l’altare, l’ambone, le dodici croci perimetrali per la dedicazione del sacro tempio, la sedia presidenziale, l’arredo della cappella feriale, il Cristo stilizzato, tutte opere dell’artista gallipolina Adriana Abbate”.
CRISTO
Il Cristo è stato realizzato tecnicamente dal prof. Orlando Sparaventi su lastra di rame con base d’argento per rendere toni brillanti di azzurri che vanno a richiamare, nella linea e nel colore, le vetrate che caratterizzano l’intero complesso ecclesiale.
Le lastre colorate sono applicate su una linea continua che, nel suo non spezzarsi, stanno a sottolineare la coerenza di ciò che Cristo, con la sua parola ed il suo sacrificio, ci ha voluto trasmettere.
CROCI PERIMETRALI
Anche le dodici croci per la dedicazione, sono impreziosite da rame smaltato che viene ad essere parte integrante della linea che cambia in ogni singolo esemplare pur mantenendo unico stile, forma e dimensione.
ALTARE
L’altare si inserisce come un gioiello incastonato nel presbiterio.
Il suo profondo significato supera quello che uno sguardo distratto potrebbe sottovalutare: è la ricerca, in un pesante masso, di ogni pietra grande e piccola che solo nel momento in cui rimane incastrata l’una all’altra, diventa un tutt’uno con il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune sorgente e segno di unità e carità.
Ogni singola pietra diventa necessaria ed indispensabile a non far crollare il solido muro così come ogni singola persona risulta necessaria ed indispensabile a costruire una vera comunità cristiana.
Il masso è stato scelto accuratamente nella cava perché porta i segni del tempo non solo segnata dalla patina imbrunita ma soprattutto nei colpi di piccone che scandiscono in un ritmo incalzante, il lavoro manuale dell’uomo.
Il mio intervento ha rispettato il lavoro che la mano dell’uomo vissuto centinaia di anni fa ci ha lasciato ed è penetrato invece nel taglio insignificante di una serra elettrica che ha staccato il blocco.
Il segno del “Christos” scolpito in pietra leccese, valorizza l’intera opera esaltando, nel punto in cui poggia, il masso nel suo profondo, in quella che è l’anima del contesto.
Negli anni successivi, quando il parroco Don Gigi De Rosa, per decisione del Vescovo, ha lasciato la parrocchia per diverso incarico, molte modifiche hanno banalizzato, a mio avviso, il profondo significato del pezzo.
Sono stati realizzati da mani non esperte elementi che hanno cercato di imitare la forma vista solo in “superficie” banalizzando così il profondo contenuto.
AMBONE
Non meno significativo risulta l’ambone che, come luogo proprio della “Parola di Dio”, è correlato all’altare senza tuttavia interferire con la priorità di esso.
È stato studiato come una nobile ed elevata tribuna fissa, ubicata in prossimità dell’assemblea, non all’interno del presbiterio ma comunque ad esso collegato.
Lo scopo dell’opera è stato quello di far riecheggiare la Parola anche quando nessuno la proclama attraverso avvolgenti linee che lo innalzano in maniera solenne e discreta.
COMMENTI
Con la sostituzione del parroco, colori disarmonici sono stati aggiunti creando confusione in tutto ciò che era stato studiato accuratamente nei dettagli per rispondere con sofferta responsabilità alle norme da seguire per la progettazione di nuove chiese nella Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia.
Nel 2002, a lavori ultimati, la Chiesa fu dedicata al Santo completa dell’arredo sacro.
“Quanto alla descrizione tecnica ed artistica della chiesa” come cita il prof. Schirosi nel testo GALLIPOLI SACRA – DUEMILA ANNI DI STORIA, FEDE ED ARTE, “va subito premesso che risultano particolarmente di gran pregio alcune realizzazioni interne: l’altare, l’ambone, le dodici croci perimetrali per la dedicazione del sacro tempio, la sedia presidenziale, l’arredo della cappella feriale, il Cristo stilizzato, tutte opere dell’artista gallipolina Adriana Abbate”.
CRISTO
Il Cristo è stato realizzato tecnicamente dal prof. Orlando Sparaventi su lastra di rame con base d’argento per rendere toni brillanti di azzurri che vanno a richiamare, nella linea e nel colore, le vetrate che caratterizzano l’intero complesso ecclesiale.
Le lastre colorate sono applicate su una linea continua che, nel suo non spezzarsi, stanno a sottolineare la coerenza di ciò che Cristo, con la sua parola ed il suo sacrificio, ci ha voluto trasmettere.
CROCI PERIMETRALI
Anche le dodici croci per la dedicazione, sono impreziosite da rame smaltato che viene ad essere parte integrante della linea che cambia in ogni singolo esemplare pur mantenendo unico stile, forma e dimensione.
ALTARE
L’altare si inserisce come un gioiello incastonato nel presbiterio.
Il suo profondo significato supera quello che uno sguardo distratto potrebbe sottovalutare: è la ricerca, in un pesante masso, di ogni pietra grande e piccola che solo nel momento in cui rimane incastrata l’una all’altra, diventa un tutt’uno con il segno permanente del Cristo sacerdote e vittima, mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune sorgente e segno di unità e carità.
Ogni singola pietra diventa necessaria ed indispensabile a non far crollare il solido muro così come ogni singola persona risulta necessaria ed indispensabile a costruire una vera comunità cristiana.
Il masso è stato scelto accuratamente nella cava perché porta i segni del tempo non solo segnata dalla patina imbrunita ma soprattutto nei colpi di piccone che scandiscono in un ritmo incalzante, il lavoro manuale dell’uomo.
Il mio intervento ha rispettato il lavoro che la mano dell’uomo vissuto centinaia di anni fa ci ha lasciato ed è penetrato invece nel taglio insignificante di una serra elettrica che ha staccato il blocco.
Il segno del “Christos” scolpito in pietra leccese, valorizza l’intera opera esaltando, nel punto in cui poggia, il masso nel suo profondo, in quella che è l’anima del contesto.
Negli anni successivi, quando il parroco Don Gigi De Rosa, per decisione del Vescovo, ha lasciato la parrocchia per diverso incarico, molte modifiche hanno banalizzato, a mio avviso, il profondo significato del pezzo.
Sono stati realizzati da mani non esperte elementi che hanno cercato di imitare la forma vista solo in “superficie” banalizzando così il profondo contenuto.
AMBONE
Non meno significativo risulta l’ambone che, come luogo proprio della “Parola di Dio”, è correlato all’altare senza tuttavia interferire con la priorità di esso.
È stato studiato come una nobile ed elevata tribuna fissa, ubicata in prossimità dell’assemblea, non all’interno del presbiterio ma comunque ad esso collegato.
Lo scopo dell’opera è stato quello di far riecheggiare la Parola anche quando nessuno la proclama attraverso avvolgenti linee che lo innalzano in maniera solenne e discreta.
COMMENTI
Con la sostituzione del parroco, colori disarmonici sono stati aggiunti creando confusione in tutto ciò che era stato studiato accuratamente nei dettagli per rispondere con sofferta responsabilità alle norme da seguire per la progettazione di nuove chiese nella Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia.